Un giovane con una piccola borsa sulla spalla venne su camminando con comodo nei campi dove stavamo lavorando.
«Di dove sei?» chiesi.
«Di laggiù».
«Come sei arrivato qui?».
«A piedi».
«Perché sei venuto qua?».
«Non lo so».
La maggior parte di quelli che vengono qui non hanno fretta di rivelare i loro nomi o la storia del loro passato. Non chiariscono molto nemmeno il loro scopo. Dato che molti di loro non sanno perché vengono, ma vengono soltanto, è solo naturale.
All'inizio, l'uomo non sa da dove viene o dove va. Dire che si è nati dal grembo di nostra madre e ritorniamo alla terra è una spiegazione biologica, ma nessuno sa veramente che cosa c'è prima della nascita o che mondo ci aspetta dopo la morte.
Nato senza saperne la ragione, solo per chiudere gli occhi e partire per l'infinito ignoto: l'essere umano è davvero una tragica creatura.
L'altro giorno, avevo trovato un cappello di cariche (vimini) intrecciato lasciato da un gruppo di pellegrini che erano passati a visitare i templi di Shikoku. Su di esso stavano scritte le parole, "All'origine né est né ovest / Dieci infinite direzioni". Ora, tenendo il cappello in mano, chiesi nuovamente al giovane da dove venisse, e lui disse che era figlio di uno che era prete in un tempio a Kanazawa, e poiché era un stupidaggine stare a leggere versetti sacri ai morti tutto il giorno, voleva diventare contadino.
Non c'è né est, né ovest. Il sole sorge ad est, tramonta ad ovest, ma questa è solo un'osservazione astronomica. Sapere che non capisci né l'est né l'ovest è più vicino alla verità. Il fatto è che nessuno sa da dove viene il sole.
Fra le decine di migliaia di scritture, quella di cui dobbiamo essere più riconoscenti, quella dove tutti i punti importanti vengono fatti è il Sutra del Cuore. Secondo questo stura, «Il Signor Buddha dichiarò, "La forma è vuoto, il vuoto è forma. Materia e spirito sono una cosa sola ma tutto è vuoto. L'uomo non è vivo, non è morto, non è nato e non muore, senza vecchiaia né malattia, senza aumento né diminuzione"».
L'altro giorno mentre stavo mietendo il riso, dissi ai giovani che stavano riposando appoggiati ad un grosso covone, «stavo pensando che quando si semina il riso in primavera, il seme emette dei germogli vivi, e adesso che stiamo mietendo sembra morire. Il fatto che questo rituale si ripeta ogni anno significa che la vita continua in questo campo e che la morte annuale è essa stessa nascita annuale. Si potrebbe dire che il riso che stiamo mietendo adesso vive continuamente».
Gli esseri umani di solito vedono la vita e la morte in una prospettiva piuttosto corta. Che significato può avere la nascita della primavera e la morte dell'autunno per questa erba? La gente pensa che la vita è gioia e la morte è tristezza, ma il seme di riso, che riposa dentro la terra ed emette germogli a primavera, le sue foglie e i suoi steli che seccano in autunno, ancora conserva nel suo piccolissimo germe la gioia piena della vita. La gioia della vita non se ne va con la morte. La morte non è altro che un passaggio momentaneo. Potresti forse dire che questo riso, dato che possiede la gioia piena della vita, non conosce il dispiacere della morte?
La stessa cosa che succede al riso e all'orzo si ripete continuamente nel corpo umano. Ogni giorno capelli e unghie crescono, decine di migliaia di cellule muoiono, decine di migliaia ne nascono di nuove; il sangue che c'era nel corpo un mese fa non è lo stesso oggi. Quando pensi che le tue stesse caratteristiche si trasmettono ai corpi dei tuoi figli e nipoti, puoi dire che muori e rinasci ogni giorno, e ancora continuerai a vivere per molte generazioni dopo la morte.
Se si può assaporare e sperimentare ogni giorno la partecipazione in questo ciclo, nient'altro è più necessario. Ma la maggioranza della gente non è capace di godersi la vita mentre fluisce e cambia da un giorno all'altro. Si aggrappa alla vita come l'ha già sperimentata, e questo attaccamento abitudinario porta con sé la paura della morte. Badando solo al passato, che è già andato, o al futuro che deve ancora venire, dimenticando di vivere sulla terra qui e ora. Mentre si dibattono nella confusione, osservano le loro vite che passano come in un sogno.
«Se la vita e la morte sono realtà, non è forse inevitabile la sofferenza umana?».
«Non esiste né la vita, né la morte».
«Come puoi dire questo?».
«Il mondo stesso è un'unità di materia dentro il flusso dell'esperienza, ma la ragione delle persone divide i fenomeni in dualismi come la vita e la morte, lo yin e lo yang, l'essere e il vuoto. La mente arriva a credere nell'assoluta validità di quello che i sensi percepiscono e allora, per la prima volta, la materia com'è si trasforma in oggetti come gli esseri umani li percepiscono normalmente.
Le forme del mondo materiale, i concetti della via e della morte, della salute e della malattia, della gioia e del dolore, traggono tutti la loro origine nella mente umana. Nel stura, quando Buddha disse che tutto è vuoto, non stava soltanto negando la realtà intrinseca di ogni cosa che è costruita dall'intelletto umano, ma stava anche affermando che le emozioni umane sono illusioni.».
«Vuoi dire che tutto è illusione? Non resta nulla?».
«Nulla? A quanto pare il concetto di vuoto resta ancora nella vostra mente», dissi ai giovani. «Se non sapete da dove siete venuti o dove state andando, allora come fate ad essere sicuri di essere qua, in piedi davanti a me? L'esistenza è forse senza senso?».
L'altra mattina sentii una bambina di quattro anni domandare a sua mamma, "Perché sono venuta in questo mondo? Per andare all'asilo?".
Naturalmente sua mamma non poté dire onestamente "Sì, è proprio così, perciò vai, su!". Eppure, si direbbe che la gente in questi giorni veramente nasce per andare all'asilo.
Per tutto il liceo la gente studia con diligenza per imparare perché è venuta al mondo. Studiosi e filosofi, anche se si rovinano la vita nel tentativo, dicono che saranno soddisfatti se riusciranno a capire solo questo.
In origine gli esseri umani non avevano scopo. Adesso, sognando uno scopo o l'altro, vanno avanti a dibattersi cercando di trovare il senso della vita. È un incontro di lotta libera individuale. Non c'è nessuno scopo a cui uno debba pensare, o che debba andare in giro a cercare. Fareste bene a domandare ai bambini se una vita senza scopo sia o meno senza senso.
Da quando entrano all'asilo cominciano i dolori della gente. L'essere umano era una creatura felice, ma ha creato un mondo duro e adesso lotta cercando di aprirsi un varco per uscirne.
In natura c'è la vita e c'è la morte e la natura è piena di gioia.
Nella società umana c'è vita e c'è morte e la gente vive nel dolore.
- da La Rivoluzione del Filo di Paglia, pag. 174 - 178