In media una cantina consuma 4-5 ettolitri di acqua per ogni ettolitro di vino prodotto. Uno dei sistemi per ridurre il consumo di acqua è quello di effettuare la depurazione dei reflui di cantina per il loro riutilizzo nell’ambito dell’azienda vitivinicola. I reflui di cantina sono sostanzialmente diversi da quelli di altre aziende del settore agro-alimentare. Innanzitutto, il loro volume e le loro caratteristiche variano molto con la stagionalità; più del 50% del consumo di acqua avviene durante il periodo vendemmiale e il carico inquinante dei reflui (misurato come COD, consumo di ossigeno disciolto) è quintuplicato in questi mesi. Il refluo enologico è caratterizzato da pH acido, che si attesta tra 4 e 4,5, presenza di zuccheri, polifenoli, acidi organici e a seconda delle pratiche di cantina, dalla presenza di residui di fecce più o meno grossolane. (fonte: Coldiretti)
Ne deriva che anche i reflui enologici - se non opportunamente trattati - producono non pochi problemi gestionali se recapitati nella pubblica fognatura. Peggio ancora se scaricati incautamente direttamente nei corsi d’acqua, con dirette conseguenze alla fauna ittica e sull’intero ecosistema fluviale. Allo stato attuale la normativa nazionale (D.L. 152/06) obbliga tutte le attività produttive ad adeguarsi in modo che gli inquinanti rientrino in determinati limiti.
Impianto di fitodepurazione Az.Agricola Vaira, Barolo - Agosto 2013 |
In conclusione la fitodepurazione rappresenta quindi un’ottima opportunità per il trattamento di acque reflue derivanti dall’attività di una cantina a basso impatto ambientale (con buone ricadute di immagine per chi la utilizza).
La filiera proposta coniuga bassi consumi energetici, semplicità realizzativa e gestionale, tutela ambientale e limitata produzione di rifiuti.
Riassumendo i benefici ambientali derivanti dal trattamento dei reflui vinicoli con impianto di fitodepurazione sono:
- tutela dei corpi idrici superficiali grazie all’emissione di un effluente conforme alla normativa sugli scarichi di acque reflue industriali;
- creazione di un habitat ad elevata biodiversità;
- eliminazione della produzione di rifiuti (fanghi) da trasportare e smaltire;
- assenza di additivi o altri prodotti chimici nella filiera di trattamento;
- riduzione dei consumi energetici rispetto ad impianti tradizionali;
- utilizzo di materie prime in prevalenza locali ed ecocompatibili.