Tim Ireland, Ap/Ansa |
Gli attentati di Parigi hanno provocato fortissimi mal di testa alla classe politica britannica. La Francia, paese vicino e alleato a intermittenza, è stata colpita dal gruppo Stato islamico (Is). Ancora una volta i politici britannici vogliono intervenire con forza e decisione per aiutare un amico, come dopo l’11 settembre. [...] La logica è sempre la stessa: dobbiamo fare qualcosa. Bombardare significa fare qualcosa. Dobbiamo bombardare.
Lo hanno già fatto in Afghanistan, in Iraq e in Libia. Non solo le cose non sono migliorate, ma sono molto peggiorate. Il caos scatenato in Iraq e in Libia ha creato le condizioni per l’ascesa dell’Is. Ma non riescono a farne a meno, quindi adesso si avvicinano ancora una volta al muro e lo colpiscono risolutamente con la testa. È un lavoro sporco e duro, ma qualcuno deve pur farlo.
Dopo gli attacchi di Parigi ci sono due problemi da affrontare: sconfiggere l’Is e minimizzare la possibilità di nuovi attacchi. I due problemi sono collegati e non esiste una soluzione definitiva per nessuno dei due.
È probabile che non si possa raggiungere nessun accordo diplomatico o politico con un’organizzazione come l’Is, e che sia inevitabile ricorrere alla forza militare in una certa misura. Ma è altrettanto evidente che intensificare i bombardamenti non porterà a niente di buono. Gli Stati Uniti e la Francia stanno già bombardando l’Is in Siria, senza ottenere grandi risultati.
Aggiungere i bombardieri britannici non farebbe praticamente differenza, anche perché non sono rimasti molti obiettivi da colpire. Se i bombardamenti non hanno funzionato finora è molto difficile che possano funzionare in futuro. Se i leader occidentali volessero davvero sconfiggere l’Is – e non punire i civili – dovrebbero mandare truppe di terra, ma la verità è che hanno un forte appetito per il dominio globale senza però avere lo stomaco per digerirlo.
Questo ci porta al secondo punto della discussione. Il desiderio degli occidentali di intervenire nel nome della civiltà e dei valori illuministi tradisce una sconfortante mancanza di consapevolezza. È incredibile vedere con quanta forza materiale e filosofica cerchino di giustificare la propria superiorità morale per poi contraddirla.
Come scriveva George Orwell nei suoi Appunti sul nazionalismo, “il nazionalista non soltanto non disapprova le atrocità commesse dalla sua fazione, ma ha la notevole capacità di non sentirne nemmeno parlare. […] Che questi fatti siano o meno riprovevoli o addirittura che siano o meno accaduti è sempre stato deciso in base alla predilezione politica”.
di Gary Younge, 3 dicembre 2015